lunedì 27 settembre 2010

Torino Spiritualità 2010


Come l’anno scorso anche quest’anno ho seguito alcuni degli incontri di “Torino Spiritualità”

Ho iniziato con “la necessità dell’altruismo”, conferenza tenuta dall’uomo “più felice del mondo” ossia Matthieu Ricard (biologo francese, buddhista ed interprete francese del Dalai Lama). Mi hanno particolarmente colpito alcuni concetti che, penso, andrebbero approfonditi. Mi spiego meglio, se uno vuole partecipare, con buona possibilità di vittoria, ad una maratona, deve prepararsi prima, cioè si deve allenare. Anche per l’altruismo e l’amore fraterno si potrebbe ragionevolmente dire che meritano e necessitano allenamento per realizzarsi a pieno delle rispettive potenzialità. Il leader della felicità invitava a 20 minuti quotidiani di meditazione, cioè allenamento, per raggiungerei livelli sperati. Ricordava, inoltre, che in un ambiente egoistico tutti sono perdenti, prima o poi.

La seconda conferenza con titolo “Immigrazione. Esistono limiti all’accoglienza” suor Giuliana Galli, Don Antonio Sciortino e Francesca Vallarino Gancia in collaborazione con MAMRE Onlus ci hanno introdotti alle varie difficoltà degli immigrati nell’Italia attuale. Non sono mancati anche vicende (attuali e passate) degli italiani sparsi nel mondo, infatti don Sciortino ha presentato il suo libro “Anche voi foste stranieri. L’immigrazione, La Chiesa e la società”. Egli ha introdotto una distinzione particolare per quanto riguarda l’accoglienza: la differenza tra limite fisico di accogliere (strutture, possibilità di lavoro ecc che può essere reale) ed il limite mentale cioè l’apertura/chiusura personale all’altro. Questo rapporto con l’altro mediante dei sentimenti cristiani non potrebbe essere limitato secondo don Sciortino. Inoltre un accenno è stato fato all’integrazione dei stranieri non solo in contrasto all’assimilazione, ma anche in quanto processo bidirezionale dove la società italiana è chiamata in parte a integrarsi con gli stranieri nei loro migliori valori. Infine i relatori hanno espresso meraviglia per quanto riguarda l’integrazione formale degli immigrati. Essi hanno ricordato che 10% del PIL (Prodotto Interno Lordo) in Italia viene prodotto dai stranieri, i quali pagano le tasse, parlano italiano, ma non possono avere la cittadinanza italiana prima di dieci anni, quando invece un discendente italiano che vive all’estero, non contribuisce per niente in Italia, può avere la cittadinanza italiana subito, anche senza parlare italiano, solo perche suo nonno era italiano.

Un'altra conferenza era dedicata all’economia ed in particolare alla finanza. In “Peccati capitali dell’economia” sono intervenuti Florence Noiville e Marco Morganti. La relatrice che ha scritto anche un libro con titolo “Ho studiato economia e me ne pento” dopo aver fato una ricerca nel mondo della finanza attribuisce a quest’ultima, in assenza della cultura del dubbio, i fallimenti sull’ambiente, quantità e qualità del lavoro. Lei ha raccontato i finanzieri tipici che ha incontrato nella sua ricerca passando dal cinico completamente insensibile verso tutto quello che è fuori dal suo portafoglio, agli incapaci cioè coloro che non riescono ad immaginare un sistema migliore essendo abituati tutta la vita con l’idea di fare guadagni il più e prima possibile. Infine ci sono coloro che pur traendo vantaggio da questo mondo cercano di rendere qualcosa ai bisognosi inventandosi una seconda vita “di notte”. Il relatore, in quanto amministratore delegato di banca Prossima, una banca che finanzia esclusivamente il mondo no profit ha descritto nei dettagli l’attività di questa banca. Un esempio di come si possano fare guadagni minori per una banca, ma certamente superiori per la società, cioè una banca che contribuisce all’arricchimento della comunità. Un potente investimento sulla cultura è stato uno dei tanti punti comuni di entrambi i relatori.

Ed eccomi all'ultimo appuntamento che ho assistito ossia “Perchè il perdono” con padre Enzo Bianchi e Gustavo Zagrebelsky. In questo dibattito ci sono stati molti punti di riflessione non solo sul ruolo e significato del perdono, ma anche su un tema attuale come il rapporto tra fede e ragione.Il giurista all'inizio si è fermato sull'uso strumentale che si può fare del perdono, come quello di controllare le coscienze oppure metterli nel dimenticatoio perdendo così un esperienza vitale, il religioso dal canto suo ha accentuato il ruolo positivo che si può fare del perdono come quello di ricominciare da capo una relazione o mantenere vitale una rapporto pur accettando che solo Dio ha la capacità di un perdono ontologico e profondo. Zagrebelsky inoltre ha accennato anche al senso giuridico del perdono ossia della grazia. Padre Bianchi dal canto suo ha fatto una digressione sul perdono che la Chiesa ha chiesto per gli errori e peccati commessi nel passato in nome della verità. Infine, dopo un accordo sul ruolo dell'infallibilità del Papa, i due relatori hanno approfondito un tema attuale quale quello del rapporto tra fede e ragione. Il presidente emerito della corte costituzionale si è concentrato sulla nobiltà della ricerca della verità fino a quando questa rimane una ricerca invece il priore di Bosè ha riconosciuto e stimato il tributo sostanziale che la ragione porta alla fede impedendola di trasformarsi in superstizione, fanatismo e magia. In definitiva questo incontro per l'alto respiro dei relatori è stato molto interessante non solo quando si è discusso sul perdono, ma anche quando il discorso è scivolato in ambiti più generici ed altrettanto attuali.

sabato 11 settembre 2010

Gazeta Fjala Shtator 2010


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Kronike pushimesh ne Shqiperi (2010)


Si çdo vit edhe kete vere, ose me mire grimce vere, vendosa ta kaloj ne vendlindje bashke me familjen time. Pas shume vitesh ne Itali, ne fakt, ndjej nje fare trishtimi kur le vendin qe me ka mireprit, mirepo eshte nje trishtim qe zgjat vetem pak ore sepse ndryshimi i plote i ambienti dhe i aktivitetit ne Shqiperi nuk me le me kohe te mendoj per Italine apo Torinon. Para se te zbrisnim ne Rinas, kur po flutoronim mbi Tirane, shikuam me kureshtje e lendim nje re pluhuri mbi qytet, nga lart qyteti dukej i mbeshtjelle nga nje pelhure e dendur merimange. Befas me lindi shpresa qe ndonje shi veror do ta zhdukte, kaluan 3 jave dhe asnje pike shi nuk ra ne Tirane. Vitet e fundit me ben gjithmone e me shume pershtypje pozitive aeroporti, organizimi i tij, siguria qe percepton, infrastruktura apo interneti wi-fi, kushte qe ne Caselle nuk jane ne ato nivele. Me duket aeroporti “Nene Tereza” si nje enderr e asaj çfare ne shqiptaret duam te behemi, moderne. Nga ana tjeter neqoftese eshte e lehte te ndertosh nje aeroport, duket qe eshte pak me e veshtire te ndertosh nje parking te rregullt perreth sepse shpesh kam vene re pak konfusion aty. Per ti shpetuar smogut dhe per te shijuar freskine e detit morem rrugen per ne Borsh. Me pelqyen rruget drejt jugut kur u nisem ne mengjez heret, lindja e diellit na e beri me te lehte peshen e te nxehtit dhe trafiku nuk ishte zhurmues, mirepo sa me shume “zbrisnim” drejt jugut aq me shume rritej temperatura, rritej trafiku dhe aty nga Vlora e riprovova se çfare do te thote te mbetesh ne trafik ne Shqiperi. Eshte e vertete qe rruget po ndertohen, por rregullat rrugore nuk respektohen shume, shpejtesia apo precedencat varen shpesh nga opinioni i shoferit. Natyrshem, nje udhetim i tille nuk eshte aspak monoton. Per fat te keq vura re gjithashtu qe pelhura e merimanges nuk ishte nje eslkuzivitet i Tiranes, ne Fier apo ne Vlore gjithashtu shpresonin te shiu veror. Me ne fund kaluam parkun kombetar te “Llogarase” dhe reja e pluhurit u zhduk, deti kristal vertitej ne horizont dhe un e harrova deshiren per shiun veror, deshirova me te gjitha forcat e mia dite te bukura per te shijuar deri ne piken e fundit detin Jon. Kur kaluam ne Himare vura re qe qyteti ku kam kaluar pjesen me te madhe te pushimeve te dekades se fundit po zbukorohej gjithmone e me shume. Jam dashuruar me Himaren qe diten e pare kur e kam pare. Pozicioni i saj ideal ndermjet Dhermi-se Livadh-it, Jale-s, Llaman-it e Qeparo-se, apo ndarja ndermjet qytetit buze detit dhe qytezes ne koder ku kalaja mbizoteron mbreterisht mbi gjithe plazhin e ben kete qytet nje pike strategjike turistike. Nga ana tjeter kam vene re ne pushimet e meparshme qe qetesia ishte nje tipar themelor ne Himare. Per fat te keq nje tragjedi shkaktoi humbjen e qetesise kete vit. Nje djalosh 20-vjeçar nga Vlora me makine i shkaktoi vdekjen nje zoterie nga Himara qe udhetonte ne motor. Me sa duket ketij incidenti i ka paraprire nje diskutim i ashper mbi perdorimin e gjuhes greke nga ana e qytetarit te Himares. Çdo incident sado i vogel qe te jete te len nje pershtypje te keqe, nje vdekje te rrenqeth. Te rrenqeth kur mendon per te ndjerin te cilit i nderpritet jeta, ndoshta pasuria jone e vetme, ne mes. Inati behet me i madh kur mendon per famlijen e te ndjerit qe nuk do kete me mundesi te vazhdoje lidhjen fizike me te dashurin e saj. Dhe gjithe kjo per nje fjale goje??? Nje Tmerr!!! Nuk eshte vetem ligji, por eshte gjithe shoqeria qe ngrihet ne kembe e uleret kunder ketij krimi. Mirepo, me erdh shume keq kur vura re qe nje tragjedi e tille njerezore, familjare u perdor politikisht, nga disa qe vetequhen politikane per perfitime imediate dhe personale. Mirepo, ata nuk e kuptuan dhe nuk e kuptojne qe menyra me e mire per te mos respektuar nje tragjedi eshte kur ajo strumentalizohet per nje qellim tjeter. Nje tragjedie njerezore ju shtua keshtu nje drame kombetare.

Nga ana tjeter keto pushime me lejuan te shikoj gjithashtu investimet, jo vetem shteterore por edhe private, ne fushen e infrastruktures dhe hotelerise. Ishte domethenese te shikosh se pas qindra kilometrash rruge te asfaltuar kishte ngelur nje cope prej 3-4 km pa u shtruar por ajo ishte buze detit. Kaltersia e tij sikur humbiste pak nga fuqia e vet kur shikoje qe pertej bregut rruga linte shume per te deshiruar. Po aq impresionuese ishte dhe aftesia e vendalive qe kishin ndertuar pothuajse nje rrjet ujor paralel me ate publikun duke siguaruar ne kete menyre ujin. Ndershmerisht, keto veshtiresi sikur ma zbehen entuziazmin per pushimet. Ama kur erdhen ne Borsh dy miq te mi italiane qe kishin kaluar pushimet ne Sarande, dhe megjithese kishin ngelur shume te kenaqur nga sherbimi ne hotel apo restorant, ata u mahniten nga natyra e Borshit dhe me siguruan qe vitin e ardhshem do riktheheshin, jo ne Sarande por ne Borsh. Ne ate çast nje ndjenje krenarie me pershkroi te terin, jo se un kisha ndonje merite nga bukuria e Borshit por nga fakti qe me pak sakrifica mund te kalosh pushime te bukura, te qeta e ne gjirin e natures ne vendin tone. Ndersa veshtiresite, ashtu siç kemi bere deri tani, do ti tejkalojme!!!

PS: Kur u kthyem per ne Tirane trafiku ishte akoma me i dendur, me i paperballueshem se sa ne vajtje, por vazhdoj te jem optimist per pushimet e mia te ardhshme ne Shqiperi. Mjafton te mos udhetosh te dielen pasdreke!!!

giovedì 9 settembre 2010

Scioglilingua in Albanese

regalo alla mia amica Serena

Tharku i thive thuret me thupra thane, thiu theret me thike therese.

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